venerdì 24 ottobre 2025

Luigi Gonzaga: vivere alla presenza di Dio, anche nel gioco di Giuseppe Lubrino


Nel fervore del Rinascimento, epoca di riscoperta dell’uomo e della sua libertà, Luigi Gonzaga sceglie una via controcorrente: rinuncia ai privilegi nobiliari per seguire Cristo. La sua vita è segnata da una profonda consapevolezza della presenza di Dio, vissuta in ogni gesto quotidiano.

Un episodio nel collegio gesuita di Roma lo rivela con chiarezza. Un pomeriggio, mentre gioca con i compagni, un sacerdote gli chiede: — Luigi, se ti dicessero che tra pochi minuti finirà il mondo, cosa faresti? Luigi risponde con serenità: — Continuerei a giocare.

Questa risposta non è superficialità, ma espressione di una fede profonda. Luigi vive ogni istante come offerta a Dio, certo che il Giudizio non lo coglierà impreparato. La sua coscienza è in pace perché ogni azione, anche il gioco, è vissuta alla luce dell’eternità.

La sua serenità nasce dalla fiducia nell’onnipotenza di Dio, come espressa nel Salmo 139: «Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti» (Sal 139,8). Luigi crede che non esista luogo o momento in cui Dio non sia presente. Questa certezza lo rende libero dalla paura, pronto a incontrare il Signore in qualsiasi circostanza.

Il cortile torna a vibrare di vita, ma nel cuore di Luigi brilla una luce più profonda: quella di chi vive già immerso nella grazia, nella fiducia che Dio è ovunque, anche nel gioco, anche nel Giudizio.


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